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La responsabilità della cosiddetta società civile

di Gino Di Tizio

Il direttore de Il Centro Primo Di Nicola, rispondendo ad un lettore nella sua rubrica ha aperto un dibattito certamente attuale e importante sostenendo che sulla corruzione la politica è certamente colpevole ma lo è anche la società civile.

Considerazione che parte da quanto reso noto nella lettera del lettore che, tra l'altro, afferma che la nostra regione (fonte dati Istat) è tra le prime non solo per tangenti o scambi di altre utilità, ma che dalle indagini fatte emerge "un dato davvero preoccupante, cioè che le famiglie abruzzesi intervistate ritengono che aver pagato sia stato utile per ottenere quanto desiderato".

Da qui la responsabilità anche della cosiddetta società civile.

Credo a questo punto però che la questione vada vista alla luce della risposta che si può dare ad una domanda: percorrendo la strada della legalità assoluta, per un concorso, per una assunzione, per ottenere una visita in ospedale, per chiedere un qualsiasi servizio pubblico a cui si ha diritto c'è garanzia, nella nostra società civile, che tutto proceda senza trovare ostacoli solo in base ai diritti e ai meriti?

Non nasce da leggende metropolitane, di certo, l'idea che molti si fanno, purtroppo, che "per muovere in carro bisogna ungere le ruote". Quella idea e le situazioni ad esse legate, che uccidono diritto e meritocrazia, vanno bandite. Il vero drammatico problema che il Belpaese vive è proprio questo.

E davvero c'è poco da sperare per il futuro se, come dice il direttore Di Nicola, non ci saranno cambiamenti che investano non solo la cultura, ma anche e soprattutto l'attuale sistema che si è affermato nella vita pubblica, in Abruzzo e altrove.

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